Renzo Laconi

Politico e intellettuale, Renzo Laconi è tra le migliori personalità che la Sardegna abbia prodotto lungo il corso del Novecento. In tanti apprezzavano la sua intelligenza e la sua cultura. Palmiro Togliatti lo volle accanto a sé come vicepresidente del gruppo comunista alla Camera. Enrico Berlinguer lo considerava un innovatore con un’innata capacità di sintesi e di iniziativa politica. Pietro Ingrao lo ha ricordato così: «Stupendo oratore quanto persona solitaria nella vita privata. Aveva una prontezza che animava l’aula di Montecitorio. Soprattutto aveva cocciutamente fissa in testa la convinzione che quell’Italia, uscita dalla Resistenza, era una repubblica parlamentare».

Nato a Sant’Antioco il 13 gennaio 1916, Renzo perse il padre l’anno dopo. In passato la famiglia Laconi era stata ricca, ma allora era quasi proletarizzata. Non mancarono mai, però, né i libri né la consapevolezza che gli studi erano una grande risorsa. Dopo la maturità classica, che conseguì a Cagliari, si laureò in Filosofia e si dedicò all’insegnamento. Per sfuggire alle pressioni dei fascisti cagliaritani si trasferì a Firenze, dove si avvicinò al liberalsocialismo di Guido Calogero. Si trattò, in realtà, di un fascino momentaneo, ben diverso da quell’adesione profonda che lo avrebbe tenuto ancorato al marxismo e al Partito comunista.

Gli anni dell’Assemblea Costituente lo consacrarono come uno dei più autorevoli esponenti del gruppo parlamentare comunista. Fu il biennio più significativo della sua vita, quello che lasciò un’impronta sulla Costituzione, e quindi sulla storia italiana. Sugli aspetti legati al rapporto tra centro e periferia si mosse con abilità per ammorbidire la posizione del Pci, e in particolare di Togliatti, troppo prudente nei confronti dell’istituzione delle Regioni che allora il leader comunista considerava un potenziale pericolo per l’affermazione del Pci (salvo poi cambiare idea qualche anno dopo, quando potevano essere un’arma per limitare il dominio democristiano).

Laconi comprese, meglio di altri dirigenti del suo partito, che l’autonomia in Sardegna era un percorso di potenziale emancipazione, e non una minaccia all’unità del movimento operaio e contadino. C’era in lui la consapevolezza che i problemi politico-istituzionali della nostra isola erano indissolubilmente legati a quelli socio-economici. In questo senso la sua idea di autonomia poggiava meno sulla storia, sulla cultura, sulla lingua della Sardegna e più sull’economia. Può sembrare quasi un paradosso se si considera che Laconi era un uomo di cultura umanistica con un interesse particolare nei confronti della storiografia. I suoi Quaderni con le annotazione sulle opere studiate lo dimostrano forse più di qualsiasi altra fonte. La sua acuta riflessione sulla questione sarda va collocata tra le più illuminanti del secondo dopoguerra.

Dal 1957 al 1963 Laconi ricoprì la carica di segretario regionale del Pci. Furono anni sfibranti, anche perché la sua omosessualità, che viveva con riservatezza, era usata contro di lui da alcuni massimi dirigenti comunisti, su certi temi, ancora chiusi e conservatori. La legge 588 del 1962, che dava avvio al Piano di rinascita, deve molto al suo impegno. Ne condivideva, in fondo, l’orientamento generale: positivo era il giudizio che aveva dato al Rapporto conclusivo, il documento che considerava l’industria il settore produttivo in grado di avvicinare, in un tempo relativamente breve, la Sardegna alle regioni settentrionali. Nell’ultima fase della sua vita si dedicò prevalentemente al gruppo parlamentare comunista della Camera, assumendo la carica di vicepresidente. Interessanti le sue riflessioni sui temi della democrazia. «La crisi che tutti avvertiamo non nasce – diceva nel 1966 – dal confronto con i Parlamenti del passato, né dal confronto con situazioni di altri Paesi, ma dal confronto tra l’attività del Parlamento e le esigenze del Paese». Era convinto che bisognasse mettere il Parlamento al centro della vita democratica, indirizzare l’azione politica e istituzionale secondo le linee tracciate dalla Costituzione. Anche se nella ricerca storica di definito non c’è molto, la biografia di Laconi appare come qualcosa di completo, che per gli studiosi sarà a lungo un riferimento imprescindibile.

Tratto da "Renzo Laconi e la battaglia per l’Autonomia" - La Nuova Sardegna, su Maria Luisa Di Felice "Renzo Laconi. Una biografia politica e intellettuale" (Carocci, 2019)